CHI SONO


Hanno scritto di lui numerosi studiosi e critici d’arte, tra i quali: A. Persio, U. Spinelli, R. Mascitelli, T. Bonavita, A. Oberti, S.P. Catalano, B. Morini, E. Ciancamerla, I. Mauri, Badò, V. Mariani, N. Mariani, G.L. Biagioni, B. Corradini, L. Casieri, A. Iozzino, V. Pelagatti, G. Cavazzini, S. Gallo, C. Minardi, E. e S. Marcianò, M. Verzeletti, U. Nicoli, L. Romersa, L. Cavallari, C. Pericoli, R.A. Piperno. E’ presente nei maggiori cataloghi d’arte, quali: Arte Italiana per il mondo; Catalogo Internazionale d’Arte Moderna: MDS n°8, Edizioni d’Arte Sepfin – CIDA Roma, Catalogo Comed n°23, Ediz. Comed Milano.

Maurizio Saba ha avuto le prime nozioni pittoriche dal maestro Giuseppe Armocida.

Ha frequentato il Liceo artistico e successivamente i corsi di scultura all’Accademia di San Giacomo di Roma, nonché la scuola libera del nudo. Espone col gruppo dei 100 pittori di via Margutta, Roma, di cui fa parte dal 1956.
La pittura di Maurizio Saba è un tributo alla freschezza del sentimento: un linguaggio umano interpretato nel rispetto della realtà e un tendere verso un ideale di bellezza e di bontà.
Perché il mondo reale è buono quanto è bello. Il problema estetico che a questo punto si pone il pittore romano è semplice: trasformare le visioni, anche quelle che possono sembrare banali, in termini di racconto autentico e spontaneo e offrire ad esse infinite possibilità di sviluppo. Sono allora spiegabili determinati atteggiamenti nei confronti del vero che rivelano la stabilità fondamentale della sua dialettica, atta a raggiungere una coerente autonomia poetica. Apprezzare un’opera pittorica su di un determinato piano di sensibilità per certi versi e per certi artisti può sembrare un’impresa difficile, se non impossibile.

Non per Maurizio Saba, la cui informazione è sempre ricca e palese, sommerge la nostra attenzione e l’offerta del messaggio corrisponde sempre, poeticamente, in rapporto al particolare momento in cui tale opera è stata concepita e attuata. Perciò il piacere, chiamiamolo pure così, si accompagna ancora e sempre ad una sottile capacità di intuizione e di accettazione del suddetto messaggio dagli accenti caldi e soffusi di spontaneità e di spirito giovanile: da questo punto di vista si valutano e si determinano tutti gli stimoli che il paesaggio (e di converso anche la figura umana) nel volgere degli anni ha offerto e che l’artista romano ha ritenuto degni di essere raccolti e ascoltati. Tutto questo senza inutili fronzoli o saccente pedanteria, senza che la materia cromatica sopravanzi le sue creazioni disegnative ma ne costituisca, al contrario, una continuazione.Un colore, a volte, di una certa qual dolce malinconia, offerto quasi con pudore nella interpretazione di una natura tutta da ricordare.
Rossi, calde terre di Siena, azzurri campiti di dovizia, verdi e bianchi esprimono così, in maniera sempre più evidente, questo suo fondamentale carattere melodico e quella spontaneità che gli viene dal profondo. Non troveremo perciò mai una soluzione di ripiego o un mediocre espediente per meravigliare e per sollecitare a vuoto la fantasia ma un’impaginazione del quadro particolarmente luminosa destinata a creare, con varietà dei soggetti, momenti estatici e, perché no, di preghiera.

Antonio Oberti

 



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